Storia del caffè: ma lo sapevate che…?

Il gesto di avvicinare la tazzina alle labbra e gustare il caffè a piccoli sorsi, concedendosi qualche secondo di pausa è un rito che accomuna moltissime persone nel mondo, ma sono davvero in pochi quelli che conoscono, o che ad ogni modo, si pongono qualche domanda riguardo all’origine del caffè.

Sulle sue origini infatti vi sono molte leggende alcune più note, altre meno conosciute; certamente la più famosa è quella che arriva dal monastero Chehodet nello Yemen e che narra che la bevanda fu creata da un monaco di nome Kaldi, che dopo aver scoperto da un pastore che le sue capre ed i suoi cammelli si mantenevano attivi anche di notte, mangiando certe bacche, provò a ricavarne una bevanda per riuscire a stare un po’ più sveglio la sera, per pregare. Nell’ambito di realizzazione siti web Roma Miowebsite e altri lavori legati alla rete però, circolano anche altre potenziali “leggende” legate a questa gustosa bevanda.

Le tante leggende sull’origine del caffè

Un’altra leggenda, di derivazione decisamente meno pagana e più religiosa, è quella che sostiene che l’Arcangelo Gabriele, per andare in aiuto del Profeta Maometto che si sentiva male, gli offrì una bevanda simile ad un espresso intenso,scura come la Sacra Pietra Nera della Mecca, chiamata “quawa”, assicurandogli che gli avrebbe dato l’energia per proseguire il suo cammino, e così infatti accadde.

Un’ altra leggenda che si rifà a una leggenda di millenni fa, ma che veniva raccontata anche nel 1700 dal frate Antonio Fausto Nairone, docente di teologia alla Sorbona, ai suoi allievi, racconta che il caffè fu scoperto in Arabia da un pastore di nome Kaddi che, dopo aver notato che il suo bestiame si eccitava notevolmente dopo aver mangiato un certo tipo di bacca, la sottopose all’analisi dell’abate Yahia, il quale ne ricavò una bevanda per gli umani, che fosse in grado di rinvigorirne il corpo in caso di stanchezza, liberandolo dalla nebbia del sonno.

Un’altra leggenda che narra l’ origine del caffè torrefatto così come lo conosciamo noi oggi, sia stato scoperto da un Iman di un monastero arabo, il quale con le bacche della pianta del caffè provò a creare un decotto per i monaci del convento, che a causa di quell’intruglio scuro e amaro, restarono svegli tutta la notte senza il minimo accenno di stanchezza; un’ulteriore leggenda fa invece trovare i precursori della moderna tecnica per tostare caffè nel territorio dell’Abissinia, che in tempi antichissimi venne raso al suolo da un incendio vastissimo che si propagò in una piantagione naturale di piante di caffè, creando il levarsi nell’aria non solo di una nube immensa, ma anche di un aroma fortissimo di caffè che si diffuse per chilometri e chilometri.

A prescindere dalle leggende nate attorno a questa antichissima bevanda, i resoconti scritti rinvenuti in numerosi documenti, testimoniano che la diffusione del caffè era presente nell’Oriente Islamico, già a partire dal XVI secolo, mentre nel mondo occidentale la diffusione del caffè si deve a Venezia, dove nel 1640 venne aperta la prima “Bottega di Caffè” , che mantenne il primato in Europa fino alla fine del 1600, quando a Giava e Sumatra spuntarono le prima piante di caffè, rubate anni prima da un gruppo di marinai olandesi sbarcati a Moka, nello Yemen. In seguito i semi di questa antichissima pianta raggiunsero le Americhe dove oggi, specialmente in Brasile, esistono le piantagione più vaste del mondo.

La sicurezza alimentare, nuove regole per ristoranti e grossisti

La normativa per il trasporto e la conservazione degli alimenti sta diventando ogni volta più esigente a causa della crescente tendenza allo scambio di prodotti anche esotici tra paesi e non solo. Il commercio alimentare particolarmente quello che coinvolge i fornitori e distributori di cibi per le strutture alberghiere e ristoranti è sotto il punto di mira delle autorità dopo che uno studio dell’Unione Europea abbia evidenziato come l’11% degli alimenti sottoposti a esame dagli organismi di controllo nazionali non fosse conforme alla normativa.

A riguardo, si è espresso anche Giovanni Tirabassi, produttore di frigoriferi ed elementi meccanici come pistoni o spring plungers, che afferma – La conservazione dei cibi è stata troppo a lungo sottovalutata: è bene cambiare atteggiamento rispetto a tali prassi-. Sebbene se ne parli molto però, troppo spesso si fa ancora poco per mantenere nel miglior modo possibile i cibi e gli alimenti.

Il pesce crudo è un esempio chiaro di quanta importanza stia acquisendo la sicurezza alimentare sia dalla parte dei distributori alimentari che dai propri ristoranti e bar. La proliferazione di ristornati orientali e la crescente domanda per pasti a base di pesce crudo come il sushi e il sashimi hanno fatto che numerosi paesi abbiano stabilito delle normative specifiche che obbligano a congelare il pesce per almeno 24 ore prima di servirlo crudo, per assicurare l’eliminazione dell’anisakis, un parassita dannoso per gli esseri umani. Questa normativa non ha effetto esclusivamente nei ristoranti esotici ma anche in quelli di cucina tradizionale che servono pesci in sottaceto o marinati, come il caso del’Italia con le alici o la Spagna con le acciughe.

Tali misure, applicate non solo al pesce ma anche ad altri tipi di cibi come i frutti di mare, catturati ancora vivi, si applicano a tutti gli attori del settore alimentare e della ristorazione, quindi al ristoratore, al grossista e anche ai distributori che si occupano della logistica del prodotto, uno stadio particolarmente sensibile per gli alimenti a causa dei cambiamenti di temperature e l’instabilità degli ambienti.

Le condizioni di trasporto delle forniture alimentari devono quindi essere controllate con particolare attenzione, al fine di mantenere le temperature ottimali che non permettano l’apparizione di enzimi e microorganismi dannosi per la salute. Il trasporto delle merci è un momento particolarmente critico già che non sempre si può contare con l’aiuto delle condizioni meteorologiche e, specialmente in estate, le attrezzature e veicoli di trasporto devono essere al massimo delle loro prestazioni.

I prodotti della pesca congelato o surgelati, dovrebbero viaggiare ad una temperatura di -18 gradi e raggiungere al massimo in caso di distribuzione frazionata i -15 gradi. Nel caso delle carni congelate, le temperature sono di -1° e -7 rispettivamente.

L’arrivo negli stabilimenti non implica in assoluto a fine del processo logistico. Infatti segna solo un’ulteriore fase nella catena di conservazione degli alimenti. Questa catena include tutti i passi da quando la confezione viene chiusa e include il trasporto, le attrezzature come frigoriferi e congelatori dei magazzini e ristoranti, e la vetrina espositiva. Tutti e tre gli stadi dovranno riuscire a mantenere il prodotto nelle condizioni di temperatura e umidità corrette.

Le carni, pesci, pollame e verdure crude ad esempio, devono conservarsi ad una temperatura non superiore ai 4 gradi ma facendo attenzione al fatto che i loro tempi di conservazione sono diversi per cui il mantenimento in frigorifero non dovrebbe mai superare i 4 giorni. Per la distribuzione dei salumi, formaggi e uova invece, la temperatura durante trasporto e conservazione deve essere non superiore ai 6 gradi.

In Italia è il decreto legislativo n. 155/1997 a stabilire le regole generali di sicurezza alimentare lungo il processo di produzione, distribuzione e immagazzinaggio dei cibi. Inoltre, le norme ISO 9000 che prevedono modelli organizzativi di controllo della qualità e il sistema HACPP di preventiva analisi dei modelli di igiene funzionano come certificazione di strumenti di controllo aggiuntivo.